Trigger Emozionali: sono o non sono una strategia negativa?

23 Febbraio 2024, di bake

Sono nove i trigger emozionali che, attualmente, riescono ad avere successo nell’influenzare l’acquisto di un cliente.

  1. La Paura (es. la FOMO)
  2. Il Tempo (es. “Risparmia tempo con il nuovo”)
  3. La Fiducia (es. i casi di sondaggio, “la tua opinione è importante”)
  4. Il Valore (es. quando ci facciamo guidare dai nostri valori e giudizi; Valore del cliente = Beneficio percepito – Costo percepito)
  5. L’ Appartenenza (es. “Fitness is my passion”)
  6. Il Senso di colpa (es. “Dona un euro per un bambino bisognoso”)
  7. La Gratificazione istantanea (es. “Ricevi lo sconto iscrivendoti adesso”)
  8. La Leadership (es. i trendsetter, controllano il mercato in cui si trovano)
  9. La Competizione (es. “Sii il migliore a Capodanno”)

1. Trigger emozionali: il meccanismo del “grilletto”

Si preme il grilletto e in pochi secondi un ricordo ci colpisce nella mente, talmente in profondità che il corpo rivive una specifica immagine copertina . Spesso siamo completamente all’oscuro di tale meccanismo. La carica emotiva che si nasconde dietro ogni nostra scelta, apparentemente meccanica, minaccia l’integrità della coscienza e dell’esperienza corporea. Non è un caso che trigger emozionali vogliano colpire proprio la nostra parte più percettiva e sensibile.

2. I Trigger emozionali conoscono tutto di noi

Anche chi si occupa di comunicazione ha dimostrato empiricamente che il nostro cervello è in grado di organizzare informazioni in veri e propri magazzini sensoriali. Questo processo avviene nella durata di pochi secondi o addirittura di millisecondi.

Nella pubblicità tutto ruota attorno all’audience, di conseguenza ogni messaggio viene accuratamente realizzato su misura delle sue emozioni. Le connessioni emotive guidano il percorso decisionale dei consumatori che sarà quello determinante sul comportamento nei riguardi dell’acquisto. 

3. I trigger emozionali puntano al premio

Nel marketing, la strategia dei trigger emozionali mira a sbloccare i meccanismi più intimi dei consumers, così da motivarli a comprare.

La Dove ha creato un mondo di empatia e fiducia perché vuole far sentire le donne di tutto il mondo viste ed apprezzate.

Questo tipo di approccio si può padroneggiare anche al fine di ottenere l’effetto opposto: per esempio le campagne antifumo hanno proprio l’obiettivo di spaventare, rendere tristi e di allontanare chi le guarda.  

4. Controllo o Libertà di scelta?

I trigger emozionali, in un modo o nell’altro, riescono a creare un senso di comunità ed appartenenza. Questo fa sì che i clienti bilancino, soggettivamente, le diverse emozioni che provano. Molte persone, donando ai bisognosi, si sentono meno sole, altre persone preferiscono far parte di un gruppo per essere partecipi nella Società, altre ancora hanno bisogno di essere motivate a fare di più. I trigger emozionali mirano dunque a bilanciare i nostri bisogni emotivi, lasciando che sia il consumatore a scegliere di cosa ha bisogno. Ciò che trovo notevolmente interessante è come ogni trigger emozionale vuole far sentire i consumatori parte di un tutto. Quindi mi chiedo: i trigger emozionali sono o non sono una strategia negativa? 

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