L’Industria 4.0 è delle cose, ma anche delle persone. Lo racconta Luca Bortolami, Ceo dell’azienda Tigamaro, che si fa portavoce di un concetto di digitalizzazione aziendale finalizzato a rafforzare i rapporti tra le persone e a valorizzare il “saper fare”.
Tigamaro è un’azienda che procede spedita verso i benefici dell’Industria 4.0, quali sono gli aspetti chiave che avete preso in considerazione prima di interfacciarvi alle nuove tecnologie?
Mi è capitato di visitare un po’ di blog e di constatare che oggi si parla spesso di Industria 4.0 connettendola alla macchina, io vorrei dare un contributo diverso. Tigamaro è un’azienda di alta manifattura, che opera nel mercato del lusso. L’introduzione delle novità legate al concetto di 4.0 in una realtà dove i risultati produttivi sono legati alle mani delle persone per produrre beni di alta qualità non era assolutamente scontata.
Siamo in quella parte del mercato un po’ rarefatto, dove l’Italia è leader mondiale grazie alla capacità di produrre un livello di qualità unica e questo è un dato importante dal quale partire quando si parla di digitalizzazione dei processi.
Noi non abbiamo robot, o meglio, abbiamo una piccola parte di macchinari che danno un forte ausilio all’uomo, ma quando abbiamo pensato di interfacciarci all’Industria 4.0 non ci siamo preoccupati di rendere connesse le macchine, ma di rendere più connesse le persone.
L’introduzione di novità gestionali di avanzamento della produzione, che monitorano i processi produttivi, ha permesso alle persone di essere collegate tra loro per quanto riguarda l’andamento del lavoro stesso.
Mentre prima, l’operatrice lavorava e aveva come riferimento la persona che le stava affianco, oggi, con l’Industria 4.0, con la chiarificazione di tutto il processo produttivo e della catena valoriale, ha a disposizione l’informazione di tutta la catena produttiva. In poche parole, ha un piccolo terminalino dove vede a che punto si trova il prodotto all’interno della catena valoriale.
Com’è avvenuto questo cambiamento di rotta?
Diciamo che è accaduto anche un po’ a nostra insaputa, le operatrici si sono rese conto di quanto valore c’è all’interno di quello che fanno ed è stata la 4.0 che ci ha permesso di valorizzare il loro “saper fare”. Attraverso il monitoraggio delle fasi produttive, le operatrici si sono edotte e si sono sentite più partecipi dell’intero processo.
Un aspetto fondamentale dell’Industria 4.0 è quello della raccolta dei dati e delle informazioni. In che modo questo aggiunge valore a quello che si fa?
Uno dei grandi problemi di chi produce qualità è che questa qualità venga percepita dai clienti. La mole di informazioni e di dati accumulati vengono resi trasparenti anche per i clienti. In questo modo, il cliente può entrare nel processo dell’azienda. Mettere la persona al centro ci permette di riqualificarla.
La trasparenza produttiva consente al cliente di capire le fasi produttive del prodotto, dall’arrivo della materia prima al confezionamento; questo da una parte gli trasferisce un senso di tranquillità poiché lo mette al corrente di ciò che sta avvenendo, dall’altra lo consapevolizza rispetto alla complessità e al valore di ciò che facciamo.
In base a quello che ci sta raccontando, Tigamaro vive una trasformazione che non è solo tecnologica ma anche umana. Nel sistema delle relazioni che c’è all’interno dell’azienda che cambiamento ha visto?
Mi piace usare un termine che potrebbe apparire desueto, quello di “produzione umanistica” per indicare la centralità della persona in quello che facciamo. Oggi, in Italia, sento parlare di Industria 4.0, di Intelligenza Artificiale, di robot che interferiscono e interferiranno sempre di più nelle fasi produttive, questa visione tende a trascurare i rapporti umani.
Nel nostro caso, non è così, per noi è fondamentale la mano, l’aver dato supporto al monitoraggio, alla misurazione, alla condivisione grazie agli strumenti digitali ci ha permesso di rafforzare il rapporto tra le persone in termini di interconnessione e di aumentare il valore di quello che fanno attraverso una maggiore consapevolezza rispetto ai processi.
Per noi, l’Industria 4.0 non implica una spersonalizzazione ma il suo opposto, un’estrema personalizzazione delle attività dei lavoratori. In Tigamaro, la digitalizzazione porta al centro la persona.
Un altro aspetto importante connesso al concetto di Industria 4.0 è la formazione. Il Piano Calenda ha dato avvio a crescenti iniziative a carattere economico, parallelamente, è cresciuta anche la cultura dell’Industria 4.0 e dei benefici connessi a questo nuovo sistema imprenditoriale. Qual è l’esperienza di Tigamaro Academy e l’effetto che lei ne ha percepito?
A Febbraio, siamo stati presenti ad un evento a Torino dedicato al tema dell’Industria 4.0, in cui siamo intervenuti per raccontare la nostra esperienza dell’Academy. Oggi è inevitabile, o quanto meno sarebbe un errore, non considerare che se non si investe in formazione i rami della produttività, rinsecchiscono. A quel punto, diventa complicato dare continuità alle aziende, soprattutto nel caso di realtà come Tigamaro, dove la produzione è legata alle persone. L’assenza di formazione impedisce di ricreare le condizioni per portare le persone in azienda ad imparare un mestiere. Con l’Academy abbiamo reso centrale la formazione per creare i mastri pellettieri del futuro.
L’Academy ha come obiettivo quello di insegnare un mestiere. Siamo stati tra i primi del nostro comparto a credere che lavorare per le nuove generazioni, avvicinandole alla realtà della fabbrica, è un valore aggiunto assoluto ed il risultato è notevole. Nell’ultimo anno abbiamo formato circa sessanta persone, gli abbiamo insegnato un mestiere e ne abbiamo assunte più di cinquanta.
Per noi, la formazione rientra nel concetto di 4.0 proprio perché sfrutta le leve innovative previste da questa rivoluzione, la digitalizzazione permette di costruire i processi, di mostrarli ai lavoratori, di far vedere cosa significa misurare un processo, di agevolare il sampling.
Crediamo che tutti i vecchi mestieri possano trarre un grande vantaggio dall’uso delle moderne tecnologie.
La formazione è centrale, e questo lo dico a chi come noi fa impresa. Tutte le realtà, dalla piccola alla grande, hanno la possibilità di trasmettere, di raccontare quello che fanno e di formare le nuove generazioni e in questo processo di diffusione l’Industria 4.0 funge da mezzo poiché sfruttando i dettami digitali diventa più semplice raccontare un progetto, farlo vedere e renderlo tangibile, per tutti.
Luca Bortolami è un imprenditore veneto. Fondatore della concessionaria di pubblicità, CIM Immagine Integrata, debutta nel mondo della videocomunicazione con un progetto ANSA AIRPORT TV. Nel 2009, ottiene il premio di “Giovane Imprenditore dell’anno” per il forte impegno nell’innovazione e nello sviluppo del progetto ICMOVING CHANNEL TV. È stato Presidente della sezione Servizi Innovativi e Tecnologici per Confindustria Vicenza. Dal 2015 è CEO dell’azienda Tigamaro.