Google blocca i cookie di terze parti. Una maggiore attenzione alla privacy degli utenti che comporterà non pochi cambiamenti nel mondo del Digital Marketing.
Lo aveva già annunciato a gennaio 2020 e così sarà: con un anno di ritardo rispetto alla data prevista, Google si avvia verso l’eliminazione dei cookie di terze parti entro il 2023.
Mozzilla, Apple Safari e altri browser si erano già avviati verso questa svolta. Se in questo caso fa più notizia è solo perché Chrome detiene il 67% del mercato.
Sicuramente tutti sappiamo cosa sono i cookie. Anche per leggere questo articolo, una volta aperto il sito web, vi siete trovati davanti ad un messaggio con scritto “Noi di Bake utilizziamo i cookie”.
Se, però, vi state chiedendo cosa sono i cookie di terze parti e perché sono chiamati così, facciamo subito un po’ di chiarezza.
Cosa sono i cookie e come vengono utilizzati su Google
Se vogliamo dare una definizione tecnica di cosa sono i cookie possiamo dire che si tratta di “brevi file di testo che vengono scaricati sul dispositivo dell’utente quando si visita un sito web”.
Esistono diversi tipi di cookie: tecnici, di profilazione, di prima parte e di terze parti. Questi ultimi, a differenza di quelli di prima parte, non sono creati dal proprietario del sito web ma da altri domini.
Ma a cosa servono? I cookie sono utilizzati per monitorare il comportamento degli utenti durante la navigazione sul web e i vari passaggi che compiono per arrivare su una determinata landing page. In questo modo le aziende produttrici riescono a capire quali sono i reali interessi degli individui e cercheranno di offrire loro un’esperienza di navigazione sempre più personalizzata.
Risulta, quindi, molto vantaggioso per i brand servirsi di questo strumento per raggiungere eventuali nuovi clienti, per le campagne di advertising e per quelle di retargeting.
Il loro utilizzo è fondamentale anche nell’ambito del Programmatic Advertising, la pubblicità programmatica, una tecnica che ha come primo step proprio l’acquisizione dei dati generati dai cookie. In questo modo si acquisiscono informazioni su quello che un’azienda individua come potenziale acquirente e sulle sue preferenze. Infine, in maniera del tutto automatizzata vengono acquistati gli spazi pubblicitari digitali. È una strategia molto efficiente che è stata adottata sempre di più negli ultimi anni: in Italia nel 2020 è cresciuto del 6% rispetto al 2019 con un valore di 588 milioni di euro.
Cookie e privacy: perché Google vieta quelli di terze parti
Perché bloccare i cookie di terze parti se il digital advertising è uno degli strumenti che più ha contribuito a rendere Google un colosso economico? Per una questione di privacy e per una maggiore trasparenza e chiarezza nell’utilizzo dei dati personali.
Lo stesso Justin Schuc, direttore di Google Engineering per Chrome, ha dichiarato di voler “rendere il web più privato e sicuro per gli utenti”.
Le aziende, quindi, dovranno riorganizzarsi in questo senso e trovare nuove alternative per il tracciamento degli utenti.
Non è chiaro cosa succederà nel mondo dell’advertising technology ma sicuramente si incrementerà l’utilizzo di:
- Cookie di prima parte che, come anticipato, sono emessi dal sito in cui si sta navigando. Sono quelli che, ad esempio, permettono all’e-commerce su cui stai facendo shopping di ricordare le tue preferenze e salvare i prodotti che avevi nel carrello. Questi, però, non sono molto utili ai fini di marketing perché non condividono le informazioni in modo da far apparire pubblicità personalizzata su altri siti.
- Local storage che agisce in modo simile ai cookie con la differenza che non invia i dati ad altri server.
- Pubblicità contestualizzata al sito su cui si naviga.
- Dati di CRM, soprattutto l’email che potrebbe essere richiesta per identificare l’utente nel momento in cui tornerà a visitare quella pagina.
Infine, una novità è rappresentata da Privacy Sandbox di Google, un nuovo sistema di gestione della privacy che, a partire dal 2022, darà una svolta al modo di fare digital marketing. Essa si presenta come la soluzione per far andare d’accordo pubblicità e rispetto della privacy. Come? Attraverso una strategia di profilazione che non sarà mirata al tracciamento di singoli utenti ma di gruppi generici di utenti.
Improvviso senso di responsabilità verso la privacy degli individui che navigano su Chrome o nuova tattica del colosso di Mountain View? È tutto da vedere. Per adesso le aziende si preparano ad affrontare il cambiamento.