Sbagliando s’impara. Ikea e il caso “hhsdjh”

28 Febbraio 2019, di bake journal

Lo scorso 8 febbraio sulla pagina Facebook del colosso svedese viene pubblicato un post bizzarro: una parola incomprensibile di sei lettere, hhsdjh.
Da quel momento il post diventa virale e, in poche ore, sui social si dà libero sfogo alla fantasia sulla strategia che potesse stare dietro ad un messaggio così “sbagliato”. C’è chi ha pensato che fosse stato il gatto, chi ha parlato di vendetta e chi ha addirittura ipotizzato un complotto sul futuro lancio del nuovo commercial Ikea.

La verità la scopriamo qualche settimana dopo, grazie ad alcune dichiarazioni del social media team di IKEA. “#hhsdjh nasce da un errore, da un’azione umana involontaria, che ha dato vita a un’esperienza che merita attenzione.” Gli strategist di Ikea, non appena pubblicato il post, hanno immediatamente percepito il valore creativo di quelle lettere e, con prudenza tramite un attento monitoraggio dei commenti, hanno ascoltato ciò che quell’insolita parola stimolava la mente dei propri utenti

Il risultato lo sappiamo, il post ha avuto una copertura organica senza precedenti la per Pagina. Solo successivamente Ikea ha costruito una strategia di comunicazione attorno a quello sbaglio, contattando alcuni influencer vicini al brand e invitandoli ad esprimere un pensiero personale sul tema dell’errore e mettendo in produzione le iconiche bag blu e gialle con stampato sopra “#hhsdjh only while sleeping one makes no mistakes – Kamprad”.

Cosa ci insegna il “caso” IKEA? Se Ikea non avesse avuto una forte identità, i risultati sarebbero stati i medesimi?
Non tutti sanno che il fondatore di IKEA ha lasciato un testamento sugli aspetti del brand che non dovranno mai essere cambiati da nessuna gestione futura; tra questi c’è anche il riconoscimento e l’accettazione dell’errore. Non a caso nella bag è riportata la celebre frase “solo chi dorme non commette errori”.
Riconosciamo la Brand Identity e la Corporate Identity come l’arma vincente per le aziende.

Nel momento storico in cui viviamo, in una competizione pubblicitaria forsennata, dove i mezzi per comunicare si sono moltiplicati, sono gli utenti a scegliere (e premiare) i brand in base alle emozioni positive o negative che questi stimoli riescono a dargli. Di Ikea ricordiamo sicuramente il design delle sue sedi, simile in tutto il mondo, ma anche le celebri polpette con la salsa di mirtilli, oltre al prodotto principale, i mobili dal nome impronunciabile e facili da montare.
Ikea ha un’identità talmente forte da non crollare nemmeno in caso di crisi.

Inoltre, Ikea si è costruita negli anni una reputazione che ha giocato un ruolo importante durante questo caso studio.
Mentre l’identità è qualcosa che si studia a tavolino e si tramanda nel corso degli anni, la reputazione si costruisce solo con pazienti attività di ascolto, azioni positive, coerenza complessiva e con il coinvolgimento del destinatario. Grazie a questi fattori Ikea si è lasciata andare in questo esperimento, avendo fiducia nella propria community di utenti, una fiducia che esse stessa è riuscita a creare nel tempo.

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